L’ARTE (ANCHE STAVOLTA) PARLA PER NOI
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Giorgia |
Con la sua specializzazione in storia dell'arte, la lunga esperienza di insegnamento e soprattutto la passione, Giorgia ci regala questo viaggio alla scoperta delle opere che in questo periodo di confinamento "parlano per noi". Ricordo che di lei un professore di costituzionale, mentre visitavamo insieme una mostra che Giorgia aveva allestito, mi disse: - si vede che queste cose che ci spiega non le sono state appiccicate addosso, che le escono dal cuore. Le sue riflessioni continuano anche sulla sua pagina Instagram @curiosa_arte
Buona lettura, Laura
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Ci sono poche certezze nella storia di questa umanità, una di queste è che l’arte nasce con l’uomo e da sempre parla per l’uomo. Tuttavia credo che la pittura, soprattutto quella di Otto e Novecento, sia più evocativa di ogni altra espressione, senza nulla togliere al grande Rinascimento, tantomeno ai miei amati greci. L’arte contemporanea è espressione del pensiero dell’artista e quindi dell’uomo che sente e vive il suo tempo, ecco perché in questo tempo di quarantena ho individuato 5 opere d’arte che potrebbero simboleggiare questo periodo + 1 che invece potrebbe rappresentare la fine e il ritorno ad una vita normale.
Il Grido di Edward Munch, meglio conosciuto come “L’urlo” simboleggia la paura, l’angoscia, l’incertezza, tutti sentimenti che accompagnavano la vita dell’artista. In particolare la tela illustra un incubo che faceva spesso.
Forse in questo periodo abbiamo davvero paura, di perdere le persone care, di ammalarci, di perdere il lavoro, di stare soli.
Forse qualcuno fa fatica ad addormentarsi o addirittura non riesce a dormire bene, forse ora più che mai sentiamo il bisogno di urlare.
Edward Hopper, pittore statunitense degli anni ’30, è famoso soprattutto per aver riprodotto la solitudine e l’isolamento durante la crisi economica di quel periodo.
Con questa opera, dal titolo La Solitudine e molte altre che potrete trovare cercando “ Hopper” su Google Immagini, ci parla e ci descrive.
Hopper sembra riprodurre la crisi e la tristezza di questo periodo, lo stare in casa, vivere la propria casa in un altro modo: un luogo per pensare, un luogo per leggere, un luogo per riscoprirsi.
Le 3 età della donna di Klimt: ho scelto quest'opera perché questo periodo ha segnato, come tristemente sappiamo, quasi un passaggio generazionale. Se ne è andata una parte della generazione più anziana e donne e uomini di mezza età hanno ricevuto il testimone. Alcune figlie si sono sentite nuovamente figlie senza una madre o un padre, alcuni nipoti non hanno più visti i nonni. Che un genitore muoia prima di un figlio è una cosa "naturale", ma forse ci siamo riscoperti più attaccati alla vita di quanto pensassimo e torna in mente il verso di Ungaretti nella poesia Veglia “Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”.
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? di Gauguin. Si tratta di una tela dal forte valore spirituale, che racchiude gli interrogativi dell’uomo, ci sono infatti molte persone che parlano e altre raccolte nei loro pensieri. Penso che ognuno di noi, dotato di uno spirito critico, si sia posto degli interrogativi: se davvero il nostro modo di vivere è stato corretto, se le grandi scelte di Stato siano state giuste, in quale direzione andremo adesso? Chi siamo veramente? Dov’è Dio? I grandi interrogativi del nostro tempo, dove pensavamo di avere certezze e invece questa esperienza ci ha riscoperti fragili e insicuri.
La città che sale di Umberto Boccioni, opera futurista, che esalta il progresso, la velocità, il movimento, esalta tutto quello che in qualche modo abbiamo dovuto fermare: i cantieri, la città, i treni, la velocità, la frenesia.
La quarantena ci ha riportato alle origini e allo stesso tempo ci ha proiettato nel futuro. Boccioni e Marinetti lo immaginavano così nel 1910, noi come lo immaginiamo?
Mi auguro che sapremo fare sintesi delle esperienze.
Ed è così che ci ritroveremo quando tutto questo sarà finito, come in un quadro di Renoir, come nella Colazione dei canottieri. Ammassati e spensierati durante una domenica di primavera, con i propri amici, consapevoli del valore di quel momento, intenti a mangiare, bere, fare sport.
Nel frattempo dobbiamo attendere e sognare, e per questo mi sento di suggerire Renoir come accompagnatore.
Infine, se volete farvi qualche viaggio virtuale ve ne suggerisco un paio:
1) La casa di Monet a Giverny rigenera l’animo.
2) Museo di Van Gogh ad Amsterdam, perché Vincent è sempre Vincent.
Buon viaggio!
Giorgia
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