Tu l'hai detto - Una storia d'amore
All’inizio del lockdown
sono partita con una serie di buoni propositi:
- leggere, tanto;
- cucinare ricette che normalmente non avrei avuto il tempo di fare;
- recuperare qualche film e serie TV che avevo accantonato;
- parlare di più con alcune persone con le quali nella quotidianità non mi ritaglio mai il tempo per farlo;
- pulire casa da cima a fondo;
- ricominciare il lavoro a maglia che ho lì da troppo tempo ormai;
- imparare a suonare il basso;
- riprendere con Les Mademoiselles.
Indovinate quante cose sono riuscita
finora a concludere? La 3 e la 8.
Il resto è rimasto sospeso, come se non
avessi le energie, la voglia e la concentrazione per portarle a termine.
Pochi giorni prima che ci fosse imposto
il confinamento, però, la mia cara amica Sara mi disse: “Ho
letto un libro che ho trovato veramente bello, credo che ti piacerebbe. Se
vuoi te lo presto.”. Fu così che mi ritrovai tra le mani “Tu l’hai detto” (Connie Palmen per Iperborea)
con un suo avvertimento: “l’ho letto praticamente tutto d’un fiato, anche
se verso la fine mi ha rattristata enormemente.”.
Il mio animo crepuscolare è
piuttosto notorio, per cui ho accettato volentieri l’offerta.
Per un motivo, o per l’altro (vedi sopra), ne ho procrastinato la lettura, ma non appena mi ci sono immersa e mi sono ritagliata il tempo da dedicarci ci sono cascata a piè pari.
Per un motivo, o per l’altro (vedi sopra), ne ho procrastinato la lettura, ma non appena mi ci sono immersa e mi sono ritagliata il tempo da dedicarci ci sono cascata a piè pari.
Si tratta del racconto di vita, d’amore,
di psicosi e di morte di Ted Hughes e Sylvia Plath (antesignano punto di riferimento della cultura femminista)*, una delle coppie più note
della storia letteraria del Novecento.
“Non sono un'ombra, anche se un'ombra si diparte da
me. Sono una moglie.”
“Esisterà qualche altra strada oltre a quella della
mente?”
Sylvia Plath
“E i tuoi occhi strizzati nel viso, succo di
diamanti, incredibilmente luminosi, come succo di lacrime che potevano essere
lacrime di gioia, spremuta di gioia.
Volevo strabiliarmi con il tuo brio.”
Volevo strabiliarmi con il tuo brio.”
Ted Hughes
"Spoiler": lei morì suicida a 30 anni nel 1963. Dopo tanti anni morì anche lui, ma di cause naturali. Dal '63 in poi, però, la sua
vita fu indelebilmente segnata dal senso di colpa, dalle speculazioni e
mitizzazioni sulla “fragile martire e il suo brutale carnefice”, dal suo silenzio
sulla morte di lei.
La Palmen, per la prima volta, dà voce alla versione dei fatti di Hughes. E, non è facile vedere e confrontarsi con un’altra faccia della medaglia fatta di
demoni inaffrontabili, di un complesso edipico mai soddisfatto e di un lato
oscuro che, nonostante gli sforzi di lui, non è stato possibile rischiarare.
Un libro scritto benissimo, dalla
piacevole scorrevolezza, che porta il lettore a immergersi negli anni ‘50/’60 e
lo trascina all’interno di un’intimità di coppia, da troppo tempo ormai
violata ed esposta alla mercé di tutti. Ingiustamente.
Federica Farassini
*Sylvia è considerata un simbolo per
il movimento femminista, principalmente a seguito della pubblicazione del romanzo semi-autobiografico, pubblicato un mese prima del suo suicidio e che la portò alla ribalta: “La campana di
vetro” (The Bell Jar). La protagonista, “Esther è perennemente divisa tra il sé
interiore, tormentato e inquieto, e quello che la società si aspetta da lei:
che sia una donna in carriera, ma che sia anche una moglie e madre perfetta;
che sia bella e intelligente, che sia contemporaneamente santa e puttana.” “Con
quasi vent’anni di anticipo rispetto al femminismo più istituzionale, Sylvia
Plath anticipò la liberazione sessuale. E il suo unico romanzo, 56 anni dopo la
sua pubblicazione, continua a essere il miglior libro mai scritto su cosa
significhi essere una ragazza di vent’anni." (estratti dall’analisi di The Vision,
di cui vi consiglio la lettura).
Commenti
Posta un commento