Ode al Teatro... degli Orrori
"Ti prego ascoltami, ascoltami bene almeno una volta. Solo poche parole.
Sarebbe stato bello invecchiare insieme: la vita ci spinge verso direzioni diverse."
È con non poco rammarico che mi trovo qui a scrivere di una delle band più intense, incazzate e intelligenti che io abbia mai avuto il piacere di ascoltare in cuffia e vedere dal vivo: Il Teatro degli Orrori.
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Il Teatro degli Orrori - 2016 (foto di Daniele L. Bianchi - fonte pagina facebook della band) |
Non si tratta (solo) di un post di ammirazione, ma un commento a quel che qualche giorno fa il frontman della band, il vulcanico Pierpaolo Capovilla, ha comunicato con un post su facebook: la fine di un'epoca, la fine del Teatro degli Orrori.
Facendo qualche ricerca online ho letto diverse cose interessanti relative a questa chiusura, tra le mie preferite senza dubbio questo articolo uscito su Rockit scritto da Dario Falcini con il quale mi trovo d'accordo parola per parola.
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Pierpaolo Capovilla (Fonte Wikipedia) |
In seguito alla notizia, mi sono trovata a riascoltare i loro album rispolverandoli dalla mia libreria dei cd, tra cui ho trovato anche la copia autografata di Dell'Impero delle Tenebre, e a ripensare a quando li ascoltai per la prima volta. Era il 2009 e, come per tante altre cose, devo ringraziare gli Afterhours che inserirono il TDO all'interno di "Afterhours presentano: Il paese è reale (19 artisti per un paese migliore?)", che Manuel Agnelli definì «non una compilation, ma un'affascinante rassegna di proposte musicali di varia ispirazione, stimolante, ricca di spunti che speriamo venga trainata dalla nostra presenza al festival (di Sanremo ndr), che nel nostro piccolo vuole contribuire ad infrangere quella cortina d'indifferenza che penalizza la nuova musica».
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La copertina di "Dell'Impero delle Tenebre" |
Fu così che mi recai dal mio "spacciatore" di fiducia di cd di Torino e comprai l'unica loro cosa pubblicata (il già citato Dell'Impero delle Tenebre) e finii con l'innamorarmene completamente.
Poco tempo dopo uscì il loro secondo album in studio A Sangue Freddo che contiene alcuni dei loro pezzi più significativi a mio avviso, come l'omaggio a Ken Saro-Wiwa e Majakovskij.

Vennero poi Il Mondo Nuovo nel 2012, e nel 2015 l'ultimo lavoro in studio Il Teatro degli Orrori a cui devo ammettere di essere meno legata, ma che comunque contengono pezzi di denuncia da far accapponare la pelle come Skopje, Ion o Benzodiazepina.
E poi, silenzio.
Che poi, a pensarci è un po' la sensazione che si ha alla fine dell'ascolto di pressoché tutti i loro brani: assordante silenzio e sangue che ribolle.
Fino ad oggi, in cui le carte sono state scoperte e tutti noi fans abbiamo appreso con rammarico l'idea che non potremo più godere degli incastri lirici e melodici così innovativi e riflessivi dei quattro di Marghera, né tantomeno della potenza di fuoco dei loro live.
Non so se mai leggeranno questo post, ma se ciò dovesse accadere vorrei che sapessero che li ringrazio, perché grazie a loro ho avuto modo di accrescere le mie conoscenze, approfondendo in seguito all'ascolto dei loro brani tematiche difficili e raramente mainstream, come l'immigrazione e lo sfruttamento nel Nord-Est, la difficoltà dell'incomunicabilità della società moderna, la poesia in diverse declinazioni e sopratutto il fatto che non bisogna mai tirarsi indietro nella presa di una posizione e nella lotta per una causa comune di senso civico. Per tutto questo: grazie.
La vostra fan
Federica Farassini
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