A volte ritornano - 3 serie di Netlifx
Sto invecchiando, Dio solo sa quanto.
Da circa un anno ho dismesso i miei panni di “spettatrice
non pagante” e mi sono abbonata ufficialmente a Netflix, capendo immediatamente
il beneficio principale per cui l’avevo fatto: non ci sono sbatti. Tu apri, scegli
cosa vedere, scegli la lingua, premi play e la riproduzione parte liscia come
l’olio senza tutto il tran-tran che tutti sappiamo avvenire tramite gli altri
metodi di streaming.
Ciò premesso: bello Netflix, ma mi sono spesso ritrovata
smarrita nella sua offerta e devo ancora capire se sia perché c’è troppa roba
tra cui scegliere o se tendenzialmente molto di quanto offerto non sia di mio
gusto.
Dopo aver rivisto per la 10° volta tutte le stagioni di Friends, mi sono ritrovata tra i “consigliati” una serie che non mi aveva attirato fino a quel momento: Grace and Frankie.
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Grace and Frankie (fonte Google) |
Dopo questo inizio non eccelso (sempre sia lodato il “salta intro” di Netflix) alla seconda scena di dialogo ero già infognata.
Alla fine, dopo le remore iniziali, l’ho trovata una serie fatta bene, dove principalmente si ride molto, ma con alcuni picchi piuttosto emotional in cui risaltano in primis le incredibili capacità attoriali dei protagonisti e a ruota una scenografia e una fotografia impeccabili.
Dopo aver terminato la visione di Grace and Frankie, il buon Netflix mi ha consigliato Il Metodo Kominsky e io ho deciso di abboccare all’amo anche questa volta.
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Il Metodo Kominsky (fonte Google) |
Confesso di non aver mai particolarmente apprezzato Michael Douglas, l’ho sempre trovato troppo consapevole del suo fascino e (probabilmente sbagliandomi) ho sempre attribuito il suo successo a quello, ma devo dire che in questa serie tv l’ho positivamente rivalutato, grazie anche all’immensa interpretazione del suo co-protagonista Alan Arkin con cui e per cui mi sono ritrovata a piangere e ridere pressoché nella stessa scena più e più volte. Chapeau agli sceneggiatori, un personaggio davvero ben scritto.
Le stagioni scorrono con piacere ma, secondo il mio modesto parere, meno lisce rispetto a Grace and Frankie. Onestamente non so se la riguarderei, ma comunque mi ha fatto passare dei momenti simpatici.
La terza ed ultima serie a tema “A volte ritornano” è After life, serie televisiva britannica del 2019 che racconta la vita di Tony, un magistrale Ricky Gervais, che dopo la morte della moglie cade in depressione e per fronteggiare tutti i pensieri suicidi che lo perseguitano costantemente decide di cambiare atteggiamento iniziando a dire e fare tutto quello che gli va e passa per la testa, senza inibizione.
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After Life (fonte Google) |
2 stagioni di 6 episodi ciascuna che oscillano tra la
commedia nera e il dramma, che lasciano emergere nuovi lati attoriali del buon
Gervais, con cui minuto dopo minuto si entra sempre più in empatia e si impara a
volergli bene.
Insomma, come dicevamo all’inizio: sto invecchiando. Innanzitutto apprezzo sempre più la comodità della riproduzione automatica di Netflix e, in
secondo luogo, nel giro di pochi mesi, mi sono ritrovata a guardare, ridere e
piangere per dei prodotti di attori che si pensava ormai pronti all’addio alle
scene e che invece con un colpo di reni non solo sono ritornati brillantemente
alla ribalta, ma (forse) hanno dato prova di alcune tra le loro migliori
interpretazioni. Chissà se sono io che invecchio o se la scena contemporanea
non è in grado di produrre e toccare le giuste corde nel pubblico…
Nel caso qualcuno di voi avesse consigli di serie TV / film
sui generis interpretati da personaggi nati dopo gli anni ’70, sarei felice di ascoltarli! Grazie!
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