Il processo ai Chicago 7 su Netflix

Un film da vedere!

Siamo nel 1969.

"Tutto il mondo ci guarda

è lo slogan gridato dalle folle di pacifisti che si accalcano fuori al tribunale dove i 7 "studentelli" vengono processati per aver infranto la legge "Rap Brown".

L'accusa di cospirazione arriva per l'interruzione della 35esima convention nazionale democratica di Chicago evolutasi nello scontro tra dimostranti e polizia. Il tema della violenza, tristemente tornato ad accendere l'opinione pubblica in quest'ultimo periodo, fa da sfondo alla rivoluzione culturale e alla divisione tra parti che sembrano antitetiche ma che alla fine così diverse non sono. Fa tristemente eco a questo pensiero il giovane che si domanda retoricamente: quanti figli avranno al fronte quei poliziotti? Così come i dubbi personali del giovanissimo vice procuratore Shulz, della cui esternazione iniziale resta ben poco durante il processo in cui sceglie di applicare il sistema di cui "è parte". 

Il processo, definito più volte "politico", inizia con uno dei 7 imputati, Rennie Davis, che aggiorna la lista dei caduti in Vietnam iniziata da lui stesso il giorno in cui sono stati accusati. Alla domanda del perché lo stesse facendo posta da Tom Hayden, anche lui rappresentante degli Studenti per una società Democratica e imputato, risponde di farlo per non dimenticare il motivo per cui si trovano di fronte quella Corte. 

Infatti, "i 7" tra i cui ci sono anche Rubin e Hoffman del Partito Internazionale della Gioventù, Dellinger, Lee Weiner, John Froines e Bobby G. Seale, esponente delle Pantere Nere sono candidati all'"Oscar della protesta" sul palcoscenico mediatico creato per risolvere problemi politici.

Invece il processo finisce per scuotere la coscienza collettiva. 


Negli anni in cui proliferano le viet-songs di Edwin Starr, dei Doors e di Stephen Stills i 7 vengono catapultati in quello che sembra più un circo che un tribunale, davanti al Giudice Hoffman (la cui interpretazione è magistrale!) che fin dalle prime scene interrompe, isola la giuria, cancella le testimonianze chiave, fa legare e imbavagliare un imputato e accusa quasi tutti di oltraggio alla Corte quasi ricordando la Regina di Cuori nel romanzo di Lewis Carroll. In un vortice di abusi al confine tra un clima tragicomico e terrore viene messo in pausa dai retroscena del processo, quando per esempio gli imputati si fermano ad ascoltare la tv che mostra i nomi dei caduti in Vietnam, che è un pò il leit motiv delle due ore di film.

L'apice si raggiunge quando il regista confronta due epoche separandole con una vetrata: da una parte l'opulenza, la pace e la ricchezza degli anni '50 raccontata in un bar dall'alta borghesia statunitense che segue una premiazione, dall'altra la guerriglia e il pericolo dei '60 in cui studenti e polizia sono faccia e faccia a difendere la stessa cosa: la pace. Viene fatto attraverso le parole di un grande e sempre pacato Hoffman (non il giudice, ma l'omonimo imputato) che descrivendo il momento in cui la polizia li accerchia e li arresta fuori un bar dice: "dentro il bar gli anni '50 non erano mai finiti mentre gli anni '60 andavano in scena per chi guardava dalla vetrata". 

All'apparenza sconclusionati e attraversati da diatribe interne, il gruppo dei 7 imputati lentamente conquista il pubblico con le proprie storie personali, i limiti e gli slanci. Il culmine viene raggiunto da Hoffman che riesce a far cambiare idea non al giudice, ma all'imputato seduto accanto a lui che fin dall'inizio lo tacciava di non voler veramente la pace ma di usare la rivoluzione come mezzo propagandistico.  Un esempio del fatto che più scaviamo a fondo, più comprendiamo le ragioni dell'essere umano e delle sue azioni. 

Infine in chiusura del film va in scena l'ultimo omaggio ai caduti. E in questo momento emozionante si scioglie anche il vice procuratore Shulz, uno dei pochi personaggi rimasto lucido durante la storia, che si scandalizza dell'imputato imbavagliato e legato ma resta impassibile durante tutto il processo anche se combattuto fino alla fine tra il suo ruolo istituzionale e la sua idea personale. 

Un copione ben scritto, un cast da capogiro e una storia emozionante raccontata con apostrofi di amara caricatura rendono questo film una pellicola da vedere assolutamente!





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