Parigi 2011-2021: playlist del decennio post-erasmus

L'erasmus è un'esperienza indimenticabile. Lo è per tutti, per ragioni diverse. Per me spicca - e con distacco sulle altre - l'intimo rapporto con la città. Parigi è Parigi, ça va sans dire. Basti pensare alla fruibilità della musica, ai dehors dei locali, agli aperitivi sul canale e alla "Senna che accarezza la città" (cit. Gino Paoli,  Parigi con le gambe aperte). Certo, Paoli ha al contempo colto l'amara verità: "Parigi è solamente una bugia". Si torna a casa e l'effimera appartenenza alla mondanità d'oltralpe svanisce. A non mentire sono, però, i solidi rapporti costruiti - in dieci anni io, Laura e la Fetch non abbiamo mai saltato un incontro con tutta la compagnia - e quel senso di catarsi che ti accompagna al rientro.

Biella 2018 (da sinistra: la Fetch, Benoit, Christoph, Max e Laura)

Nell'anno passato a Rue Bèrgere la musica ha rappresentato un collante insostituibile e una costante della vita notturna. Sebbene la città offrisse un po' di tutto - dalle brass-band  al jazz, passando per serate electro-pop - l'indie-rock ha spadroneggiato (Bon Iver, Pete and the Pirates, The Cribs, Cloud Control, The War on Drugs, PJ Harvey, per citarne alcuni). 

Parigi 2021, Laura intenta nuovamente a resistere alla voglia di un tuffo nel canale.

Visto il decennale appena compiuto, mi piaceva l'idea di raccogliere in una playlist gran parte di ciò che ho apprezzato nel panorama musicale dal 2011 in poi, anche per riflettere sui gusti che cambiano e sul tempo che passa. 

A proposito di anni che passano: questa playlist la dedichiamo a Lucio, con l'augurio che possa avere una voce bella quanto quella di mamma Fetch. 

Con amore,

zia Martina

1) Always Alright - Alabama Shakes

Ho letto una prima recensione sugli Alabama Shakes nel 2012, proprio mentre ero a Parigi. Questo significa che li ascolto in continuazione da quasi dieci anni. Quindi il primo posto è più che meritato. Spero in tutto ciò di non aver spoilerato Il lato positivo. La corsetta di Jennifer Lawrence e Bradley Cooper ormai è cult e in fondo lo si deve anche alla colonna sonora. 

2) McCormack's wall- Glen Hansard 

Glen Hansard è il mio artista preferito. Gli voglio proprio bene. Ha la capacità, propria di pochi, di restare sempre autentico e appassionato. Forse il fatto che sia irlandese rende meno eccezionale l'impresa, ma davvero è un personaggio unico. Vi invito a vedere un video  (minuto 7:45 circa) in cui chiama la mamma nel corso di uno spettacolo e si commuove insieme a lei mentre inizia a cantare. Un momento bellissimo, invidio chi era lì.

3) Bad Guy - Billie Eilish 

Non è in assoluto il mio genere, ma non si può non amarla. Grande donna, di appena 20 anni.

4) Nina cried Power - Hozier e Mavis Staples

Questa versione live è semplicemente stupenda; le coriste impeccabili, Mavis con ingresso da brividi, Hozier incantevole.

5) Forget where we were - Ben Howard

Il video è un chiaro omaggio alla copertina di On the beach - forse l'album più bello di Neil Young - e già questo mi suggeriva di approcciare al brano. Ma Ben Howard va ascoltato a prescindere da video e omaggi. Per me è uno degli artisti più interessanti degli ultimi dieci anni. 

6) The mother - Brandi Carlile 

Il fatto che non manchi un'edizione dei Grammys che la veda protagonista la dice lunga sulla bravura di Brandi Carlile. L'ultimo album ha già le sue numerose candidature, però io resto particolarmente legata a questo brano (del 2015, mi sembra), che ha ottenuto anche l'approvazione di amiche non avvezze al genere (è la maternità probabilmente che fa miracoli).

7) Nobody knows about my trouble - Ryan Bingham 

Da quando ho scoperto the weary kind, oscar alla miglior colonna sonora (Crazy heart), non ho mai smesso di ascoltare Ryan Bingham. Così un pomeriggio di qualche anno fa, a Jesi, ho acquistato per 27 euro il vinile di Fear and saturday night. Riesco ancora a sentire le critiche di mio fratello, marchigiano doc e attento risparmiatore, ma non mi sono mai pentita. 

8) Kansas city - The new basement tapes

Se metti nelle mani di T Bone Burnett gente come Elvis Costello, Marcus Mumford, Rihannon Giddens e Jim James, difficilmente rischi di raggiungere un cattivo risultato. Se poi consideri che i brani sono inediti di Dylan, è proprio "ponci ponci po po po." 

9) Cumbia de donde - Calexico 

Il loro concerto all'Auditorium resta uno dei miei concerti preferiti. In fondo, quando riesci a far ballare l'intera sala, che per giunta ha il posto a sedere imposto, vuol dire che hai garantito una gran serata. Dio benedica il tex-mex.

10) Cold little heart - Michael Kiwanuka 

Anche Kiwanuka è passato per l'Auditorium parco della Musica e, covid permettendo, dovrebbe tornarci nel 2022. D'altronde, chi è di Roma sa che tutte le strade portano all'Auditorium. 

Il suo primo album per me resta il più bello di tutti. Un soul semplice, diretto e pulito. Però Cold little heart ha un quid pluris e il fatto che sia stata scelta come theme della grandissima serie Big little lies è giusto la ciliegina sulla torta.

11) Homesick - Marcus King Band 

Carolina confessions è un disco che ha avuto un discreto successo, ma ne avrebbe meritato ancora di più. La voce di Marcus King è veramente particolare e non c'è una traccia dell'album che sia mediocre.

12) Hang me Oh hang me - Oscar Isaac

Il cuore nell'ultimo anno mi ha portata ad apprezzare Oscar Isaac soprattutto per Never Had (e per quel "Through the good times and the bad" che mi tengo stretto), però quello che è riuscito a fare con la sua interpretazione in A proposito di Davis merita di venire sempre ricordato.

Questo brano, del quale mi prometto sempre di studiare la storia, ha quel misto di intelligenza e amarezza che solo i brani della tradizione americana e irlandese riescono ad avere. Grazie ai fratelli Coen per essere preziosi custodi di questo folklore. 

14) Fire - Sara Bareilles

Il pop come si deve (cantare e suonare).

15) Heartaches and pain - Charles Bradley 

Charles Bradley è una figura moderna e antica allo stesso tempo. Il paragone con James Brown è inevitabile e sarebbe stato davvero bello poterlo vedere dal vivo. 

16) Black cat serenade - Boxerin club

Credo che proprio la Fetch scrisse su questo blog dei Boxerin club e del fatto che fossero molto bravi dal vivo. Nel 2015, in occasione di un breve soggiorno parigino, a me e Laura è sembrato giusto portare tutti a Le 114 per una tappa del loro tour. Così, giusto per rievocare le serate di un tempo.

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